Il nuovo geo-blocking di Cloudflare nel Regno Unito: progresso o fumo negli occhi?
Recenti segnalazioni (fonte: TorrentFreak) evidenziano che Cloudflare sta operando un’attività di geo-blocking di domini pirata nel Regno Unito, mostrando agli utenti locali un errore HTTP 451 (con il messaggio “Unavailable for Legal Reasons”).
Sebbene a prima vista potrebbe sembrare un passo avanti nella lotta alla pirateria, dovremmo chiederci se è davvero la strada giusta.
A un primo sguardo, infatti, sembra una svolta; ma non va dimenticato che:
- HTTP 451 non è di certo nuovo – Si tratta di un codice standard HTTP introdotto 10 anni fa dall’Internet Engineering Steering Group (Iesg) per segnalare contenuti bloccati per motivi legali. La sua adozione qui rappresenta più l’uso tardivo di uno strumento esistente che la creazione di una nuova soluzione.
- Limitazioni tecniche – Il geo-blocking limita l’accesso solo agli utenti di un Paese specifico. In pratica, però, i pirati si adattano rapidamente e gli utenti possono aggirare le restrizioni con VPN. L’infrastruttura che viola il copyright resta infatti pienamente attiva e operativa fuori dal Regno Unito.
- Misura reattiva, non preventiva – La misura interviene sull’accesso solo dopo che la violazione è avvenuta, invece di interrompere il servizio che la rende possibile. I contenuti continuano a essere distribuiti altrove.
- Lacuna nella protezione dei contenuti – Dal punto di vista dell’enforcement, il modo più efficace per proteggere i contenuti protetti dal diritto d’autore non è limitare la visibilità in una regione ma interrompere i servizi tecnici che sostengono le piattaforme illegali. Gli stessi Termini di utilizzo di Cloudflare prevedono azioni contro i clienti coinvolti in attività illecite ripetute.
- Enforcement sostenibile – Una vera svolta sarebbe l’interruzione del servizio (quindi non solo il geo-blocking) e, in caso di segnalazioni ripetute sullo stesso cliente, un vero e proprio ban dalla piattaforma. Questo creerebbe un forte deterrente, operando direttamente alla radice del problema invece che sui suoi sintomi.
- Nessuna conseguenza per il cliente di Cloudflare – Ancora più importante, il pirata (cliente di Cloudflare) non subisce penalizzazioni. Il servizio continua a funzionare e il cliente non affronta conseguenze reali per violazioni ripetute del copyright. Ciò mina alla base l’idea stessa di responsabilità.
Proteggere i contenuti digitali richiede misure strutturali, non soluzioni tampone, altrimenti si rischia di celebrare vittorie temporanee mentre l’ecosistema della pirateria resta intatto e continua a evolversi. Il geo-blocking rischia infatti di essere poco più che un’operazione di facciata, lasciando intatto l’ecosistema della pirateria – o peggio ancora, potrebbe persino rafforzare il ruolo di Cloudflare come rifugio sicuro per i pirati, per i quali la violazione non comporterebbe conseguenze reali.